cistoclemmys flavomarginata evelynae

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EDG
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Re: cistoclemmys flavomarginata evelynae

Messaggioda EDG » dom gen 09, 2011 9:05 pm

Tortugo ha scritto:...considerando che sono quasi identiche...

Davide, in gran parte concordo con il tuo pensiero, però questa tua frase quando si parla di differenze di DNA o DNA mitocondriale non è da prendere molto in considerazione, due specie o sottospecie possono essere identiche esteriormente ma non per forza "interiormente" (e viceversa). Basta prendere ad esempio Emys trinacris, a vederla nessuno potrebbe immaginare che si tratta una specie distinta da Emys orbicularis, ma le analisi invece hanno dimostarto questo (inoltre nel caso in questione anche morfologicamente è possibile capire qualcosa : Wink : : zip :).
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Enrico

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Michele
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Re: cistoclemmys flavomarginata evelynae

Messaggioda Michele » dom gen 09, 2011 9:09 pm

tartamaster ha scritto:Io non la vedo così preoccupante...non credo che un allevatore di fama possa modificare la tassonomia per aumentare il valore della propria collezione, o meglio, è possibile che possa provarci, ma non credo che questo possa azzerare il lavoro dei biologi che distinguono le sottospecie in base al DNA. Il fatto che poi questi personaggi abbiano anche parecchi discepoli, non credo proprio che questi costituiscano la maggioranza degli allevatori di tartarughe... In tal senso, credo inoltre che siano molto importanti discussioni costruttive come questa.


Mai detto questo.
Ho detto che personaggi, non biologi, alterano grazie alla loro fama di allevatori le tassonomie o propongono classificazioni basate in parte sui fatti propri.

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tartamaster
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Re: cistoclemmys flavomarginata evelynae

Messaggioda tartamaster » dom gen 09, 2011 9:23 pm

Michele ha scritto:
tartamaster ha scritto:Io non la vedo così preoccupante...non credo che un allevatore di fama possa modificare la tassonomia per aumentare il valore della propria collezione, o meglio, è possibile che possa provarci, ma non credo che questo possa azzerare il lavoro dei biologi che distinguono le sottospecie in base al DNA. Il fatto che poi questi personaggi abbiano anche parecchi discepoli, non credo proprio che questi costituiscano la maggioranza degli allevatori di tartarughe... In tal senso, credo inoltre che siano molto importanti discussioni costruttive come questa.


Mai detto questo.
Ho detto che personaggi, non biologi, alterano grazie alla loro fama di allevatori le tassonomie o propongono classificazioni basate in parte sui fatti propri.

Sì, eri stato chiaro...intendevo dire: per fortuna a questi personaggi non basta proporre certe classificazioni perchè vengano prese come oro colato...e il fatto che più o meno tutti su questo forum stiamo esprimendo un certo dissenso, ne è la conferma.

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Tortugo
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Re: cistoclemmys flavomarginata evelynae

Messaggioda Tortugo » dom gen 09, 2011 11:18 pm

EDG ha scritto:
Tortugo ha scritto:...considerando che sono quasi identiche...

Davide, in gran parte concordo con il tuo pensiero, però questa tua frase quando si parla di differenze di DNA o DNA mitocondriale non è da prendere molto in considerazione, due specie o sottospecie possono essere identiche esteriormente ma non per forza "interiormente" (e viceversa). Basta prendere ad esempio Emys trinacris, a vederla nessuno potrebbe immaginare che si tratta una specie distinta da Emys orbicularis, ma le analisi invece hanno dimostarto questo (inoltre nel caso in questione anche morfologicamente è possibile capire qualcosa : Wink : : zip :).


Sinceramente l'Emys trinacris è un'altra tartaruga su cui nutro qualche dubbio.
Io vorrei sapere quanta variabilità genetica dovrebbe esserci per elevare un esemplare a specie a sè. Il DNA mitocondriale ha differenze notevoli nell'ambito della stessa specie, così come il patrimonio genetico. Il fatto che due esemplari abbiano lo stesso fenotipo vuol dire sicuramente che a livello genotipico hanno notevoli somiglianze (per cui difficilmente possono essere riconosciute come specie differenti). Non riesco a trovare un esempio calzante al volo. Una cosa è certa: dipende dalla percentuale di variabilità necessaria affinchè un esemplare sia riconosciuto come sottospecie o specie a sè.

E poi vorrei aggiungere una cosa: un lavoro del genere (cioè quello che porta alla "creazione" di una specie) deve essere seguito da lavori fotografici, disponibili per tutti, affinchè ci sia più chiarezza. Anatomicamente devono essere presenti dei caratteri, sempre riconoscibili nell'ambito di esemplari appartenenti alla specie in questione, che possano farli identificare come tali. Caratteri anatomici o anche variazioni del pattern di colore, perchè dobbiamo considerare che l'alimentazione, così come l'ambiente, ha notevoli effetti sulla colorazione di molti esemplari. Lo abbiamo visto recentemente nell'ambito dei Kinosternon bauri. Ma potrei citare anche altri casi di interazione "ambiente-individuo".
: Wink :


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