Tortugo ha scritto:ma la realtà è ben diversa e può essere sostenuta soltanto da studi genetici, cosa che dovrebbe essere stata fatta, immagino, per E. trinacris.
Il condizionale si può togliere, gli studi genetici su E.trinacris
sono stati fatti, il problema rimane quello di capire cosa occorre superare per passare da una sottospecie a una specie. E capire anche perchè se per Fritz è sufficiente quella differenza nel mtDNA, per altri biologi non lo è. Vuol dire che non ci sono linee guida universalmente accettate in questo campo, e tutto rimane alla soggettività di chi svolge i lavori.
Tortugo ha scritto:Un ultimo esempio: attualmente puoi comprare una Pelomedusa subrufa subrufa piuttosto che una Pelomedusa subrufa olivacea, con la certezza che si tratti di quella sottospecie (e la somiglianza è molto alta!)...puoi fare lo stesso con una Emys orbicularis X piuttosto che una Y? piuttosto difficile, e stiamo parlando di sottospecie....figuariamoci se dovessi comprarla come specie a sè....per me quasi impossibile!
Con questo esempio che hai fatto lo sai qual è il colmo, che in P.subrufa non sono più riconosciute sottospecie! In pratica, se morfologicamente una s.olivacea è facilmente distinguibile da una s.subrufa, geneticamente non ci sono differenze per considerarle due sottospecie; e al contrario se è difficile distinguere una orbicularis da una trinacris da un punto di vista morfologico, geneticamente si tratta di due specie diverse. Secondo lo stesso punto di vista, ma ripeto che a mio parere genetica e morfologia dovrebbero essere prese in considerazione in contemporanea, si deve guardare sia all'una che all'altra.
Voglio aggiungere un altro pensiero su questa storia. Lasciamo da parte i biologi, che si spera sappiano il fatto loro (ma già si è visto che non è sempre così), e consideriamo la nostra situazione di appassionati e allevatori di tartarughe. Se ci fate caso, quando si discute di tassonomia e si finisce con scambi di opinioni al limite della polemica, uno degli interlocutori ha quasi sempre degli interessi personali verso quella specie, sottospecie o "forma" di cui si sta discutendo. Ovvero, si difende una certa idea perchè o si ha in allevamento quella determinata specie, oppure si è legati in un certo modo a lei se ad esempio è una specie della propria regione, e entra in gioco un certo "patriottismo" (è così, inutile negarlo). A tutti fa piacere poter dire di avere tra le mani qualcosa di "speciale" o "raro", e sentirsi dire che possibilmente in realtà si tratta di un sinonimo oppure di un ibrido fa storcere il naso ai diretti interessati. E se un qualsiasi biologo afferma una cosa, e un'altro l'opposto, ognuno preferisce sentire la campana che più gli fa comodo, ma si perde molta dell'obiettività su cui invece dovrebbero basarsi questi scambi di idee. Io ero il primo che sosteneva il fatto che E.trinacris fosse a tutti gli effetti una specie (dando per certo ciò che riporta lo studio fatto da Fritz, senza indagare troppo sui perchè), ma mettendo da parte certi condizionamenti, dato che sto provando a fare un elenco di tutte le specie di tartarughe esistenti al Mondo, non posso trattare in un modo le altre e fare un'eccezione per quella dietro casa (non so se mi spiego). Quindi, guardando la cosa in modo distaccato, ritengo sia più corretto considerarla una sottospecie.
Alla fine ciò che dovrebbe importare a noi (per chi ha un minimo di serietà in quello che fa), è evitare gli ibridi, quindi creare gruppi con esemplari che hanno la stessa origine geografica o che hanno le stesse caratteristiche. L'ideale sarebbe conoscere la provenienza geografica di una tartaruga che si sta prendendo, ma questo spesso è impossibile, e in tal caso non rimane che affidarsi alla morfologia.
Poco importa se la tassonomia la considera specie oppure sottospecie, perchè puoi chiamarla Emys trinacris o Emys orbicularis trinacris, la sostanza non cambia, hai sempre davanti "la testuggine palustre siciliana"!
Come diceva qualcuno: "
Ciò che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo..."