Citazione:
"[...] l'animale sembrava impazzito, cercava di uscire disperatamente.[...]
E' sempre difficile valutare i comportamenti degli animali, e non lo si può fare solo con prove empiriche. Mi spiego meglio. Innanzitto quoto quanto detto da Luca perchè il nostro modo di percepire i comportamenti delle tartarughe (ma degli animali in genere) è un misto di esperienza e buon cuore nei loro confronti.
Senza voler qui farne un trattato, e quindi mi limito ad un macro-ragionamento, voglio solo precisare che le tartarughe, come gli altri animali, nella loro evoluzione hanno sviluppato un sistema nervoso adatto alle loro esigenze. Per capirci, è come la giraffa che nel corso della sua evoluzione ha visto cambiare la lunghezza del suo collo in base ad un fattore ambientali vitale: cibarsi. Con questo voglio dire che negli animali è sviluppato (con qualsiasi cosa possa significare questo) principalmente la componente di sopravvivenza. La sopravvivenza è legata strettamente ad un altra componente, cioè la navigazione. quindi, ogni animale a suo modo deve sapersi muovere nel suo ambiente, ricordare posti dove ha trovato cibo, posti dove è stato predato e così via. La conoscenza del suo ambiente si sviluppa esplorando lo stesso per un certo periodo di tempo, imparando ad associare alla sua posizione fisica una posizione reale nell'ambiente. Una volta che ha imparato a conoscere il suo ambiente è in grado di prendere scorciatoie, ricordare posti a lui favorevoli come anche pericolosi. Ora cosa succederebbe se l'animale viene messo in un nuovo ambiente? Deve cominciare tutto dall'inizio e re-imparare a sapere dov'è. Inoltre non hanno memoria eterna per un ambiente e quindi di tanto in tanto devono comunque riesplorare l'ambiente, non sempre in maniera esaustiva però.
Sia ben chiaro, il mio è solo un riassunto molto riduttivo e lacunoso ma spero renda l'idea che solo l'esperienza empirica di un cambio di recinto non prova la sofferenza dell'animale e/o significhi una percezione della cattività/libertà. Questa è la nostra percezione, macchiata anche dal nostro amore verso gli animali. Ma in realtà è così? La letteratura scientifica si guarda bene dal rispondere di si, per una lunga lista interminabili di motivi e di dibattiti storici. Zoologi, neurobiologi ed ecc...
N.B.: per chi vuole avvicinarsi a questi argomenti, in modo non tecnico ma serio consiglio il libro di Vallortigara - "Altre menti".
Spero di non aver annoiato tutti! In tal caso chiedo scusa.