Sono già entrato troppe volte in questa discussione solo per fare domande; probabilmente, visti i precedenti, dopo questo intervento dovrò porgere le mie scuse a qualcuno, ma al di là delle chiacchiere e dei pareri personali penso che la discussione meriti realmente di essere approfondità!
Continuando volentieri a fare la parte dell'ignorante (in realtà sono veramente ignorante!) vorrei tornare a fare il punto della situazione: ho l'impressione che discutendo discutendo siamo arrivati a rimettere in discussione quello che avevamo dato per scontato:
- mi sembra accettato a livello nazionale il concetto che seppur il marcaggio con microchip degli esemplari di oltre 5 anni sia obbligatorio in termini di legge, per il momento, il mancato marcaggio non è sanzionabile; Tuttavia il proprietario che non marca i propri animali non potrà mai richiederne documenti CITES o autorizzazioni di spostamento (mi sembra evidente che prima o poi tutti dovremo adeguarci!);
- il fatto che il chippaggio sia un atto medico non è più tanto certo: ossia, ci sono delle norme che stabiliscono alcune cose e ne negano altre, ma non vedo nero su bianco che l'inserimento di un microchip in una tartaruga è un'atto medico da effettuarsi e certificarsi a cura di un veterinario (nemmeno le siringhe compaiono tra gli sturmenti sopra elencati);
- appurato che non vi è stato preventivo accordo tra legislatori in materia di CITES e di sanità sembra che per i responsabili del CITES l'importante è il marcaggio a microchip degli animali in allegato A (a loro non importa né il dove né il come!), mentre per i responsabili delle ASL il problema del vincolare l'iniezione dei chip ai soli veterinari è strettamente legata all'istituzione dell'anagrafe canina, per il resto a loro non interessa molto;
Concludendo, se possiendo i microchip sembra che posso scegliere di chippare le mie tartarughe in autonomia (ma la normativa sanitaria ne vieta la vendita a privati, quindi prima o poi anche se ho fatto la scorta finiranno!), se non possiendo i microchip vado dal mio veterinario che chipperà i miei animali per me: in questo caso se possiede vecchi microchip può fare certificati cumulativi prezzi liberi mentre,
... se i microchip sono quelli nuovi aquistati dopo la norma che ne vieta la vendita deve scaricarli nel registro ...
e a quanto ho capito ora viene il bello: ci sono alcune ASL che hanno imposto dei prezzi a microchip e delle tipologie di animali sui quali i veterinari potranno iniettare i chip (come al solito non sempre le tartarughe sono contemplate!)
Per quanto appena detto mi sembra evidente che il diretto interlocutore di chi abbia l'intenzione di chippare le tarte sia sempre il nostro veterinario o la nostra ASL sperando di essere tra i fortunati (per specie chippabili e per prezzi applicati!); ma nel caso non sia consentito il chippaggio delle tarte l'unica soluzione credo sia quella di comunicare ufficialmente tale impossibilità agli uffici CITES chiedendo chiarimenti in merito!
Temo di aver dimenticaro o sbagliato di nuovo qualche cosa, ma ditemi voi prima che mi perda inesorabilmente nei meandri di questo discorso ingarbugliato!