Messaggioda DelorenziDanilo » dom nov 04, 2007 3:50 am
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LA CHIOCCIOLA D'ALDABRA, CAMPANELLO DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO
L’atollo di Aldabra, uno dei più grandi del mondo, è sperduto a 426 chilometri a nord-ovest della punta nord del Madagascar e a 1.150 chilometri a sud-ovest di Mahé, la principale isola delle Seychelles di cui fa parte, dal 1983 è Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco per la sua grande importanza per la biodiversità, visto che ospita la più grande popolazione mondiale di tartarughe terrestri giganti (Geochelone Aldabrachelys gigantea), con più di 150 mila esemplari, spettacolari colonie di uccelli, tra i quali il rallo dalla gola bianca, unica specie sopravvissuta nell’Oceano Indiano di uccello inadatto al volo. A preoccupare biologi e ricercatori non sono queste specie simbolo, ma l’estinzione di una chiocciola endemica. Una preoccupazione che può sembrare esagerata davanti ad un umile gasteropode, ma la Rachistia aldabrae può essere il primo sfortunato pioniere del cambiamento climatico. Le ricerche delle chiocciole fatte su tutte le isole dell’atollo di Aldabra e in quelle vicine non hanno dato risultati, e la scomparsa della lumaca non è dovuta, come in altri casi di estinzione di animali più noti, come il dodo o la tigre della Tasmania, a introduzione di specie alloctone entrate in competizione alimentare con quelle autoctone, predatori ed attività umane dirette, ma ad un cambiamento ambientale globale con visibili ripercussioni locali. Sembra che l’aumento della siccità abbia colpito le popolazioni in ‘letargo’ durante gli usuali periodi asciutti, riducendone il periodo di attività degli adulti, ma ad essere più colpiti sarebbero state le giovani chiocciole che tollerano peggio la ‘disseccazione’. Quindi il successo riproduttivo della Rachistia aldabrae sarebbe stato del tutto compromesso dalla siccità sempre più prolungata. La prova, secondo i ricercatori che indagano sul preoccupante fenomeno, è nel fatto che dal 2000 si trovano solo conchiglie di adulti. La causa sarebbe tutta nella diminuzione verticale delle piogge tra gli anni 80 e 90 che hanno portato ad un’alta mortalità giovanile e al conseguente invecchiamento della popolazione con la completa estinzione di tutte le popolazioni tra il 1997 e il 2000. Ma gli scienziati sottolineano che anche se la siccità non avesse fatto strage di queste sfortunate lumache, alla loro estinzione ci avrebbe pensato l’innalzamento del livello del mare che sembra destinato a sommergere Aldabra ed altre isole coralline. Un caso di estinzione ‘climatica’ di un’intera specie per ora inusuale, non causata da predatori importati o dall’uomo, ma che nel futuro potrebbe divenire sempre meno rara, a cominciare da quanto va accadendo a molte specie di anfibi, i vertebrati che più sembrano soffrire i primi effetti del riscaldamento globale e per i quali si stima che 170 specie siano scomparse dal 1980 ad oggi, mentre un terzo delle 5.918 specie conosciute è minacciato di estinzione. Secondo i ricercatori la chiocciola di Aldabra, rane e rospi potrebbero essere i nuovi e globali ‘canarini delle miniere di carbone’ che avvertivano con la loro morte della presenza di gas, la loro scomparsa e rarefazione segnalerebbe l’aumento dei gas serra e l’inizio di quella vasta diminuzione della biodiversità che potrebbe far scomparire migliaia di specie animali, trasformando il nostro pianeta in un posto più povero di vita e di bellezza. Riusciremo a prestare attenzione all’allarme che ci arriva da quei piccoli gusci calcinati su uno sperduto atollo africano? (Fonte: greenreport)