Gigantismo e nanismo nelle forme insulari

Letargo, cure, accoppiamento, deposizione ecc.
Testudo graeca, hermanni, kleinmanni, marginata
n/a11

Gigantismo e nanismo nelle forme insulari

Messaggioda n/a11 » mer ott 10, 2007 10:31 am

Per problemi ''tecnici'', Luca ha toppato a rimuovere alcuni post di Fragolina e ha cancellato tutto, il mio 3D sull'etica dell'incrocio è saltato però vi posso ripostare quello sul gigantismo e nanismo nelle forme insulari.



.....
Grandi nani e piccoli giganti
I caratteri morfologici endemici presentati dalle specie insulari si differenziano abbastanza da quelli delle specie da cui derivano.

Nel nuovo ambiente, i cui habitat sono diversi e ristretti rispetto a quello da cui provengono, gli animali acquisiscono caratteri adattativi generazione dopo generazione: si evolvono.

I grandi mammiferi erbivori, come gli elefanti, tendono a ridurre la loro taglia corporea. Questo accade per diversi motivi. Innanzitutto spesso le risorse alimentari sono scarse e una grande mole è svantaggiosa perché implica un grande dispendio energetico e quindi molto cibo. Inoltre, sulle isole i grandi carnivori sono pochi o mancano del tutto e un corpo molto grande non serve più per difendersi. Pertanto, le condizioni ambientali ed ecologiche favoriscono la sopravvivenza di quegli animali che, per la variabilità presente all’interno di un branco, hanno una taglia più piccola. Nel corso del tempo e col succedersi delle generazioni, la taglia si riduce in tutta la popolazione: ecco le faune nane.

I piccoli mammiferi (e rettili), come ad esempio i roditori, tendono invece al “gigantismo”. Per i topi ed i ghiri, l’ambiente insulare è abbastanza favorevole ed offre molte possibilità alimentari. La piccola taglia non è importante per difendersi dai predatori, che sono pochi o assenti. In modo inverso rispetto ai grandi erbivori, ma per ragioni simili, i piccoli mammiferi endemici mostrano un aumento di taglia.

....biologi ed i paleontologi ritengono le isole del mondo presente e passato veri e propri laboratori dell’evoluzione. Le isole sono piccoli mondi separati dalla terraferma, spesso difficilmente raggiungibili, e questo costituisce la loro unicità. Mentre sulla terraferma vi sono ampiezza e varietà di spazi e di ambienti, su un’isola le possibilità sono ridotte. Le piante e gli animali che si trovano su un’isola o si adattano a quel particolare ambiente o muoiono. Le piccole popolazioni di piante ed animali sono isolati geograficamente e riproduttivamente e subiscono una forte pressione e selezione da parte dell’ambiente in cui si trovano. Oltre alle condizioni ambientali peculiari di ogni isola, bisogna considerare che animali e piante possono raggiungerla soltanto occasionalmente.

Pochi organismi “naufraghi” ed un ambiente poco diversificato: ecco un laboratorio di selezione naturale!

Gli animali e le piante delle isole sviluppano caratteri propri ed esclusivi di quella ristretta area geografica, definiti endemici.

Lo studio delle specie endemiche ed il loro confronto con le specie “genitrici” presenti sulla terraferma sono importanti testimonianze dell’evoluzione, ma anche della ricostruzione degli ambienti e della geografia del passato....





estartto da http://www.heliosmag.it/2002/2/cinziamarra.html

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Flavio
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Messaggioda Flavio » mer ott 10, 2007 11:06 am

Citazione:
....I piccoli mammiferi e rettili, come ad esempio i roditori, tendono invece al “gigantismo”. Per i topi ed i ghiri, l’ambiente insulare è abbastanza favorevole ed offre molte possibilità alimentari. La piccola taglia non è importante per difendersi dai predatori, che sono pochi o assenti. In modo inverso rispetto ai grandi erbivori, ma per ragioni simili, i piccoli mammiferi endemici mostrano un aumento di taglia......


giusta osservazione , ricordo di averlo letto anch'io da qualche altra parte, addirittura si ipotizzava che anche l' alimentazione (da taluni ritenuta povera )abbia contribuito allo sviluppo corporeo dei sopra citati.
Posso aggiungere la testimonianza fatta ai tempi da mio padre, che in Sardegna ci ha fatto la guerra, il quale sosteneva che alcune specie di piccoli volatili (di cui si cibava per cause di forza maggiore) risultavano essere “più grasse” dei loro simili allora presenti nel Veneto, ora non so se era la fame a giocare brutti scherzi (considerando che molti volatili non sono stanziali )o se la cosa possa essere ricollegata a quanto sopra

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AleeHali
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Messaggioda AleeHali » mer ott 10, 2007 11:08 am

Ciao Massimo,
Non sono assolutamente d'accordo: le giganti "da isola" (Galapagos ecc.) sono "riduzioni" di animali continentali più grandi.
Il discorso è molto lungo, ma la dimostrazione più spicciola è che le forme più adattate alle isole sono le saddleback, che mostrano minori difese, e sono di taglia più piccola. Ed anche le forme a cupola si sono ristrette parecchio da quando erano sulla terraferma...

Ciao

n/a11

Messaggioda n/a11 » mer ott 10, 2007 11:27 am

Non è in contraddizione, le forme giganti riducona la taglia, quelle piccole l'accrescono.
Quindi se le giganti da isola sono delle forme ridotte di terraferma è una conferma.

Poi naturalmente questo è un discorso generale e va studiato caso per caso..

...Sardegna
Le faune pleistoceniche della Sardegna sono fortemente endemiche ed hanno ricevuto apporti già in periodi precedenti.

Il punto di minore distanza tra l’isola e la costa toscana è rappresentato dal tratto di mare tra Capo Corso e l’isola di Capraia. Il canale di Corsica è attualmente ampio solo 7 Km e potrebbe aver avuto fluttuazioni di ampiezza che hanno facilitato l’entrata di faune. Un’altra via, più difficilmente sostenibile da un punto geologico, potrebbe essere rappresentata dal braccio di mare settentrionale, attraversata la Corsica. Secondo alcuni paleontologi, oltre agli apporti faunistici precedenti al Pleistocene, ci sono stati due successivi popolamenti, uno nel Pleistocene medio e uno nel Pleistocene superiore.

In Sardegna alle faune più antiche si aggiungono faune pleistoceniche rinnovate con piccoli mammiferi, macaco, lepre, cervo, ippopotamo, elefante, cinghiale. Tra le faune pre-pleistoceniche è rilevante la presenza del piccolo canide Cynotherium, raro esempio di carnivoro endemico. Tra le faune pleistoceniche, invece, si trova l’unico esempio di mammut endemico delle isole del Mediterraneo, Mammuthus lamarmorae.

Tutte le specie pre-pleistoceniche e pleistoceniche presentano caratteri endemici, dei quali il più appariscente è la riduzione di taglia.....


Citazione:
Messaggio inserito da AleeHali

Ciao Massimo,
Non sono assolutamente d'accordo: le giganti "da isola" (Galapagos ecc.) sono "riduzioni" di animali continentali più grandi.
Il discorso è molto lungo, ma la dimostrazione più spicciola è che le forme più adattate alle isole sono le saddleback, che mostrano minori difese, e sono di taglia più piccola. Ed anche le forme a cupola si sono ristrette parecchio da quando erano sulla terraferma...

Ciao


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Flavio
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Messaggioda Flavio » mer ott 10, 2007 11:30 am

Penso che vadano prese in considerazione anche le inevitabili diversità geografiche e botaniche poter pensare che tutto in tutte le isole sia uguale mi sembra riduttivo, senza contare che come citi tu stesso le dimensioni originali più simili ad un ippo che ad una marginata

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Messaggioda AleeHali » mer ott 10, 2007 11:56 am

Hai ragione, scusa, mi sono soffermato più sulla parola "rettili" che sul discorso oggettivo.

@bigflay 2002: per le isole in cui ci sono tartarughe grosse il discorso è, in effetti, identico. L'unica differenza è che nelle Galapagos ci sono ancora quasi tutte le varianti, mentre nell'Oceano Indiano le saddelback ce le siamo giocate da un pezzo. Come tutte le Cylindraspis...:(

Ciao

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Messaggioda Flavio » mer ott 10, 2007 1:30 pm

Citazione:
per le isole in cui ci sono tartarughe grosse il discorso è, in effetti, identico

questo si senz' altro, in effetti io alludevo alla potenziale differenza galapagos/sardegna.
Ecosistemi "a misura"sono poi a mio avviso tendenzialmente fragili, basti pensare ai danni causati dall' immissione in certi luoghi di speci alloctone ed all'attenzione che si fà per evitarlo nuovamente.
Per quanto riguarda la sardegna mi sembra che fino ad ora problemi del genere non ci siano stati, segno forse che l' ecosistema sardo nella sua biodiversità è tendenzialmente più robusto o quanto meno
le speci che lo abitano si sono adattate.

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Messaggioda AleeHali » mer ott 10, 2007 2:17 pm

La spiegazione per questo probabilmente è che i sistemi fisicamente piccoli come le Galapagos o le isole dell'Oceano Indiano possono arrivare (uomo permettendo, beninteso) a saturazione (lo erano probabilmente tutti in tempi storici, e lo sono ancora Aldabra ed - entro certi limiti - le Galapagos); in condizioni di saturazione i meccanismi evolutivi (soprattutto quelli di selezione) hanno un effetto maggiore e più rapido.
La Sardegna è molto più grande, e non è mai arrivata al limite della sua capienza di tartarughe, visto che quelle che ci abitano sono poche, piccole, e d'importazione (quindi recenti).
Probabilmente, se eliminassimo la presenza umana in Sardegna (niente di personale con nessuno, è solo una teoria :D), e se vi portassimo due milioni di tartarughe giganti, nel giro di quattro o cinque milioni di anni cominceremmo a vedere delle forme locali, di cui una buona metà più piccole ed a sella delle antenate!

Ciao

Stefano_A
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Messaggioda Stefano_A » mer ott 10, 2007 4:11 pm

dipende da che rettile si intende...per gli ofidi del genere Boa ad esempio la cosa non funziona... Tutto l'imperator-complex, ad esempio, ha un fenomeno di speciazione piuttosto capillare in tutto il Centro-America; ebbene tali forme insulari (l'Hog-Island, probabilmente la più nota e diffusa in cattività) sono di modeste dimensioni se paragonate a quello dei cugini continentali. Chi dice che le condizioni più sfavorevoli ne abbiano ridimensionato la taglia, chi dice che...Boh!
Bel thread.

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Messaggioda AleeHali » mer ott 10, 2007 4:37 pm

Questo è ovvio; io sto parlando solo di tartarughe.

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Gisella
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Messaggioda Gisella » mer ott 10, 2007 7:26 pm

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La Sardegna è molto più grande, e non è mai arrivata al limite della sua capienza di tartarughe, visto che quelle che ci abitano sono poche, piccole, e d'importazione (quindi recenti).



poche: numero
piccole: misure
date di importazione:
prego completare con i dati, grazie :D:D:D
dai, non voglio polemizzare, ma continuate a scrivere cose
senza fondamento ;)

ciao

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Gisella
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Messaggioda Gisella » mer ott 10, 2007 7:35 pm

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Messaggio inserito da gisella

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La Sardegna è molto più grande, e non è mai arrivata al limite della sua capienza di tartarughe, visto che quelle che ci abitano sono poche, piccole, e d'importazione (quindi recenti).



ma continuate a scrivere cose senza fondamento ;)

ciao



ho sbagliato , volevo dire,
che alcuni dati non hanno riscontro, sopratutto in Sardegna.

ciao :D

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Ale
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Messaggioda Ale » mer ott 10, 2007 8:38 pm

Citazione:
Messaggio inserito da gisella

Citazione:
Messaggio inserito da AleeHali

La Sardegna è molto più grande, e non è mai arrivata al limite della sua capienza di tartarughe, visto che quelle che ci abitano sono poche, piccole, e d'importazione (quindi recenti).



poche: numero
piccole: misure
date di importazione:
prego completare con i dati, grazie :D:D:D
dai, non voglio polemizzare, ma continuate a scrivere cose
senza fondamento ;)

ciao


...infatti, e poi non si possono tracciare meccanismi evolutivi solo in funzione dello spazio a di sposizione della popolazione considerata; perchè dire "isola", in termini evolutivi, significa solo ed esclusivamente dire limiti spaziali più marcati rispetto ad una situazione continentale, nulla di più. Stiamo parlando di ambienti che possono essere diversissimi e che, secondo me, in pochi casi evidenziano meccanismi di covergenza adattativa.
Sicuramente si può ragionare in termini di fissazione di un dato carattere in tempi ben più brevi rispetto ad un contesto contientale (proprio perchè, IN GENERE, per quanto grande possa essere un contensto insulare, c'è maggiore probabilità di incotro tra due soggetti ripsetto ad una situazione continentale),ma non si tratta assolutamente di un postulato.


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