cactacee:ariocarpus sp.
Inviato: ven nov 25, 2011 10:26 pm
introduzione e descrizione.
salve a tutti,posto questa discussione per parlare ,dare consigli, e sopratutto opinioni personali su la coltivazione di una delle piante più affascinanti e alcontempo difficile da coltivare(semplicissima se si rispettano determinati punti base),gli ariocarpus.........queste cactacee sono originarie dell'America settentrionale ,le varie specie e varietà sono così diffuse:/A.agavoides-diffusso in messico,negli stati di san luise-potosi-tamaulipas/A.kotschoubeyanus-diffuso in messico,coahuila-queretaro/A.scapharostrus-messico,nuevo leon/A.fissuratus-diffuso in texas,new messico e messico del nord negli stati di coahuila,chihuahua,durango/A.fissuratus,v.hintonii-messico,nel nord di san luise potosi,e nel sud di matehuala/A.fissuratus,v.bravoanus-messico,san luise potosi/A.retusus-diffuso in messico negli stati di san luise potosi,coahuila,e neuvo leon/A.retusus,ssp.trigonus-messico,negli stati di san luise potosi e tamaulipas/A.retusus,v.furfuraceus-nord del massico.
Purtroppo attualmente le popolazioni esistenti di ariocarpus in natura sono ridotte a piccole oasi distribuite irregolarmente ,causa ne è la frammentazione dell'habitat che viene continuamente devastato da pascoli, attività minerarie, e costruzione di strade,come se non bastasse si aggiungono a tutto ciò i collezionisti senza scrupoli che continuano a prelevare piante in natura(oltre che semi)contribuendo in modo non indifferente alla riduzione del numero di suddette piante. Tutto questo insieme a vari altri fattori a determinato una riduzione estremamente preuccupante del numero di piante in natura,motivo per cui gli ariocarpus sono ormai a tempo inseriti in appendice 1*della cites(mi raccomando,in caso di acquisti sono necessari i documenti,non comprate MAI piante senza un documento che ne accerti la provenienza).
Parliamo un pò dell'aspetto esteriore di queste meravigliose piante,allora,la parte apicea è formata da tubercoli dall'aspetto parecchio differente a seconda delle specie/varietà,possono essere tozzi,allungati,a sezione triangolare o tondeggianti,la lunghezza varia tantissimo da specie a specie,si va da meno di un centimetro(A.kotschubeyanus)a un massimo di sei(A.agavoides).
La colorazione è anche’essa parecchio variabile,si va da tubercoli quasi grigi,a tubercoli verde scuro,in'oltre possono presentare areole più o meno vistose poste in cima al tubercolo stesso(A.retusus/A.scapharostris)a metà con piccole spine (nel caso di a.agavoides)o molto grandi è vistose poste dentro una grande "fessura"del tubercolo(da quì il nome di ariocarpus fissuratus...stesse areole molto più piccole sono presenti nei tubercoli di a.kotschoubeyanus)l'apice vegetativo e ricoperto da una fitta peluria in quasi tutte le specie,(fanno eccezione a.kotschoubeyanus,e a.agavoides)e anche vero che la peluria viene prodotta a partire da qualche anno di vita,e infatti un po più difficile identificare con certezza piante molto giovani,in'oltre a complicare ancora di più la cosa vi e la forma dei tubercoli che si differenzia in modo evidente da specie a specie con l'avanzare dell'età.
la parte non visibile della pianta, e invece forse la parte più straordinaria,e infatti proprio sotto terra che si sviluppa uno straordinario apparato radicale prova inconfutabile dell'adattamento ad ambienti desertici che l'evoluzione a forgiato in milioni di anni.
La radice degli ariocarpus è formata da un'enorme fittone(un vero e proprio caudex,infatti spesso la parte aerea nei periodi di siccità estrema si ragrinsisce a tal punto da sparire nel terreno)da quest’ultimo si dipartono in tutte le direzioni piccole radici fibrose ricche di capillari, al centro del fittone vi e un "cuore" composto da mucillagine,quest'ultima ha il compito di fungere da riserva idrica e energetica alla pianta nei periodi di siccità ,essa infatti a una grande capacità di conservare i liquidi anche per parecchio tempo.
Coltivazione,la composta.
La coltivazione degli ariocarpus viene spesso descritta come difficile ,complicata ,rischiosa e tanto altro,ma rispettando determinate regole e avendo tanta pazienza vi assicuro che gli ariocarpus si dimostrano piante tutt'altro che lente o delicate,e vi ringrazieranno ogni anno con una copiosa fioritura e magari con qualche tubercolo nuovo.
iniziamo dalla composta da utilizzare per una corretta crescita delle nostre piante. Su questo argomento vi sono tantissime opinioni e spesso tutte giuste,infatti la composta va creata in base al clima de luogo di coltivazione o all'esposizione , sta quindi a voi il compito di trovare (spesso anche a costo di fermare la crescita di una pianta per un lungo lasso di tempo o peggio)la composta ideale per le vostre piante in base a dove vivete a quanto innaffiate ecc.....vediamo un po’ le principali tipologie di formule che si possono adottare per creare la composta,solitamente per gli ariocarpus si tende a privilegiare la parte minerale a discapito di quella organica,a tale scopo i materiali utilizzabili sono davvero tanti,vi sono tantissimi tipi di pomici vulcaniche,il lapillo(quest'ultimo e da evitare se troppo spigoloso,infatti l'enorme pressione del fittone esercitata sul substrato circostante può ferire lo stesso che rischia di cadere vittima di attacchi parassitari o funginii)vi sono poi anche varie tipologie di ghiaietto,questo può essere calcareo(preferibilmente),o siliceo,purchè non presenti spigoli appuntiti per i motivi sopra citati. Se si decidesse di adottare questi materiali si ricorda che possono essere usati singolarmente o misti fra loro ,la parte organica del terriccio deve essere costituita da terra di campo o terreno calcareo,l'importante e ricordare che la percentuale di organico nella composta non deve mai superare il 20% in piante giovani e il 10-15% in piante sub adulte e adulte. Vi e però un'altro metodo di coltivazione adottato da alcuni coltivatori(quello che a mio parere da i migliori risultati in assoluto),ovvero coltivare in marna pura,la marna è un terreno di origine sedimentaria completamente degradato allo stadio di polveri e particelle di varie granulometrie con materiale grossolano in mezzo,in Italia e rinvenibile lungo alcuni punti dell’appennino meridionale e in Sicilia nell'altopiano ibleo. la marna è composta a seconda della tipologia da diverse percentuali di calcare e argille,con una piccolissima parte umifera,questo terreno è ciò di più simile a quello che trovano gli ariocarpus in natura,infatti stesso tipo di rocce sono presenti nell'areale d'origine delle piante in questione. Piante coltivate in marna si presentano esteticamente più compatte e schiacciate(esattamente come le cugine selvatiche)più resistenti alle malattie e al freddo,in'oltre ho notato uno sviluppo del fittone nettamente superiore che non in piante coltivate con la classica composta per cactacee,unico accorgimento da adottare è l'accortezza nelle innaffiature,infatti la marna tende a compattare assumendo proprietà asfittiche,condizione che diviene letale per la pianta se il terreno rimane eccessivamente umidi per periodi prolungati di tempo,concludendo se decidete di coltivare in marna avrete piante forti compatte e simili a quelle che si trovano in natura,ma leggermente più lente nella crescita,se coltiverete nelle classiche composte avrete piante più “gonfie” con apparato radicale scarsamente sviluppato e dalla crescita più veloce,ovviamente questo è il mio parere basato sulla mia esperienza di coltivazione,potrebbe benissimo non avvenire in un luogo diverso.
Il vaso.
Come già detto in precedenza gli ariocarpus presentano un un’enorme apparato radicale,esso si accresce molto in profondità nel terreno,e per questo motivo che la scelta del contenitore di coltivazione va basata su vasi sviluppati abbondantemente in altezza piuttosto che in larghezza,per quanto concerne il materiale utilizzabile nella scelta dei vasi io mi limiterei a due tipi di materiali(esistono anche altre diavolerie )ovvero plastica e terracotta,elenco vantaggi e svantaggi dei due materiali.
La plastica e leggera,non crepa ,non si rompe dopo le cadute,mantiene più all’ungo l’umidità,offre uno scarso isolamento termico che può comportare la perdita di radici per ustioni o per congelamento.
La terracotta si crepa,è pesante,scarsa resistenza agli urti,si sfalda dopo un certo numero di anni,favorisce la traspirazione permettendo alla terra di asciugare prima,fa aderire a se le radici capillari delle piante che verranno irrimediabilmente danneggiate a ogni trapianto(per gli ariocarpus grossissimo svantaggio)e un buon isolante e non surriscalda le radici.
Io nonostante la scarsa capacità di traspirazione dei vasi di plastica opto per quest’ultimi,infatti consentono di risparmiare spazio,peso sui bancali di coltivazione e non danneggiano le radici ogni qualvolta bisogna svasare/rinvasare le piante. In ogni caso il tipo di scelta e assolutamente soggettiva,infatti la decisione deve essere presa in base alle proprie esigenze personali,come spazio frequenza di innaffiatura ecc
Innaffiature
Questo campo è proprio quello dove non si possono assolutamente dare consigli precisi,la frequenza e la quantità di acqua da somministrare alle nostre piante cambia in maniera impressionante da luogo a luogo,avvolte anche pochi centimetri sono per la stessa pianta due mondi diversi,quindi sta a voi capire le vostre piante e saper decifrarne le esigenze,in ogni caso ricordo che è meglio poca acqua(in caso di disidratazione una pianta può rinvigorire dopo poco tempo)che troppa(se la pianta marcisce non c'è più niente da fare)comunque ricordate di innaffiare abbondantemente d’estate e quasi mai d’inverno ,l’importante e dare alle piante uno stacco,ovvero ,un respiro,un sorso d’acqua,un respiro,un sorso d’acqua,e così via.
Clima.
Il clima insieme alla composta è forse la parte più importante nella coltivazione degli ario,e quindi necessario avere un po di fortuna e trovarsi in un luogo favorevole. Ricordo che queste piante provengono da deserti secchi caratterizzati da fortissime escursioni giorno notte ed inverno estate,qui da me vi è un microclima alpino ,quindi agli ariocarpus piace molto,infatti nella serra di giorno la temperatura sfiora i 40 gradi,e di sera scende fino a 15-22 a seconda del periodo,d’inverno invece arriva a un massimo diurno di 25 gradi,e a una minima di 3….quindi ricapitolando se vivete in quota e disponete di una serra cresceranno meglio,se vivete sul mare con escursioni termiche irrilevanti il ritmo di crescita sarà un pò più lento.
il rinvaso.
Questa operazione e forse l’unica cosa davvero difficile per quanto riguarda la coltivazione degli ariocarpus, infatti spesse volte le piante appena rinvasate non reagiscono per parecchi mesi se non addirittura per alcuni anni,nei casi più gravi avvolte si arriva persino alla perdita della pianta per disidratazione(il contrario avviene se diamo troppa acqua a una pianta che non “risponde”,non sarà in grado di assorvirla e morirà in breve tempo,dateli solo tanto tanto tempo )comunque l’errore che si commette più comunemente e quello di disturbare le radici della pianta,nel caso degli ariocarpus la rottura di un paio di minuscole radici(che alla maggiorparte delle piante non provaca neanche un minimo rallentamento nella crescita)negli ariocarpus è deletaria,(per questo come detto in precedenza preferisco i vasi diplastica,con il cotto la rottura dei capillari e inevitabile)comunque procedete nel rinvaso estraendo il pane di terra dal vaso intero ,al massimo aiutatevi con un pennellino e eliminate un po di terriccio vecchio,mi raccomando non esagerate(ovviamente in caso di piante ammalate o colpite da cocciniglia radicalica la pulizia totale delle radici è inevitabile)dopodichè procedete a porre la pianta nel nuovo vaso,quest’ultimo deve essere leggermente più grande del primo(ad esempio nel caso di vasi quadrati se la pianta era in un 10x10xh14 rinvasate in un 14x14xh18)diverso e invece se rinvasate in vasi di terracotta,in questo caso e meglio abbondare nelle dimesioni in modo da prolungare i tempi di asciugatura del terriccio, e ritardare il più possibile il prossimo rinvaso.Comunque evitate di rinvasare piante con età inferiore a 2-3 anni,diciamo che gli ariocarpus hanno una sorta di personalità,essi infatti possono reagire a un rinvaso in modo estremamente diverso da individua a individuo,un’ariocarpus non è mai uguale a un altro.
Esposizione e concimazione.
L’esposizione in pieno sole è sempre da preferire ,infatti piante coltivate in luoghi ad altissima insolazione sviluppano una pelle più spessa,forma più compatta ,colore più naturale,maggiore resistenza al freddo e ai parassiti,ricordate però di non mettere MAI in pieno sole una pianta appena acquistata/trapiantata/reduce di una malattia o attacco parassitario,o coltivata in ombra,infatti essa potrebbe scottarsi in modo irreparabile,abituate sempre con molta lentezza le vostre piante a una nuovo esposizione(nel caso di semenziali e giovanissimi mai spostare prima dei due anni,e meglio farli nascere già in luoghi abbastanza luminosi,diverrano interamente rossi in pochi giorni e cresceranno un po più lenti ma le perdite saranno minori)
per quanto concerne le concimazioni ,io consiglio di non effettuarle per i primi due anni dopo il rinvaso,poi somministrare una piccolissima quantità di concime ricco di potassio ,con microelementi....mai concimare con azoto,pena la perdita della pianta per cause indirette.
salve a tutti,posto questa discussione per parlare ,dare consigli, e sopratutto opinioni personali su la coltivazione di una delle piante più affascinanti e alcontempo difficile da coltivare(semplicissima se si rispettano determinati punti base),gli ariocarpus.........queste cactacee sono originarie dell'America settentrionale ,le varie specie e varietà sono così diffuse:/A.agavoides-diffusso in messico,negli stati di san luise-potosi-tamaulipas/A.kotschoubeyanus-diffuso in messico,coahuila-queretaro/A.scapharostrus-messico,nuevo leon/A.fissuratus-diffuso in texas,new messico e messico del nord negli stati di coahuila,chihuahua,durango/A.fissuratus,v.hintonii-messico,nel nord di san luise potosi,e nel sud di matehuala/A.fissuratus,v.bravoanus-messico,san luise potosi/A.retusus-diffuso in messico negli stati di san luise potosi,coahuila,e neuvo leon/A.retusus,ssp.trigonus-messico,negli stati di san luise potosi e tamaulipas/A.retusus,v.furfuraceus-nord del massico.
Purtroppo attualmente le popolazioni esistenti di ariocarpus in natura sono ridotte a piccole oasi distribuite irregolarmente ,causa ne è la frammentazione dell'habitat che viene continuamente devastato da pascoli, attività minerarie, e costruzione di strade,come se non bastasse si aggiungono a tutto ciò i collezionisti senza scrupoli che continuano a prelevare piante in natura(oltre che semi)contribuendo in modo non indifferente alla riduzione del numero di suddette piante. Tutto questo insieme a vari altri fattori a determinato una riduzione estremamente preuccupante del numero di piante in natura,motivo per cui gli ariocarpus sono ormai a tempo inseriti in appendice 1*della cites(mi raccomando,in caso di acquisti sono necessari i documenti,non comprate MAI piante senza un documento che ne accerti la provenienza).
Parliamo un pò dell'aspetto esteriore di queste meravigliose piante,allora,la parte apicea è formata da tubercoli dall'aspetto parecchio differente a seconda delle specie/varietà,possono essere tozzi,allungati,a sezione triangolare o tondeggianti,la lunghezza varia tantissimo da specie a specie,si va da meno di un centimetro(A.kotschubeyanus)a un massimo di sei(A.agavoides).
La colorazione è anche’essa parecchio variabile,si va da tubercoli quasi grigi,a tubercoli verde scuro,in'oltre possono presentare areole più o meno vistose poste in cima al tubercolo stesso(A.retusus/A.scapharostris)a metà con piccole spine (nel caso di a.agavoides)o molto grandi è vistose poste dentro una grande "fessura"del tubercolo(da quì il nome di ariocarpus fissuratus...stesse areole molto più piccole sono presenti nei tubercoli di a.kotschoubeyanus)l'apice vegetativo e ricoperto da una fitta peluria in quasi tutte le specie,(fanno eccezione a.kotschoubeyanus,e a.agavoides)e anche vero che la peluria viene prodotta a partire da qualche anno di vita,e infatti un po più difficile identificare con certezza piante molto giovani,in'oltre a complicare ancora di più la cosa vi e la forma dei tubercoli che si differenzia in modo evidente da specie a specie con l'avanzare dell'età.
la parte non visibile della pianta, e invece forse la parte più straordinaria,e infatti proprio sotto terra che si sviluppa uno straordinario apparato radicale prova inconfutabile dell'adattamento ad ambienti desertici che l'evoluzione a forgiato in milioni di anni.
La radice degli ariocarpus è formata da un'enorme fittone(un vero e proprio caudex,infatti spesso la parte aerea nei periodi di siccità estrema si ragrinsisce a tal punto da sparire nel terreno)da quest’ultimo si dipartono in tutte le direzioni piccole radici fibrose ricche di capillari, al centro del fittone vi e un "cuore" composto da mucillagine,quest'ultima ha il compito di fungere da riserva idrica e energetica alla pianta nei periodi di siccità ,essa infatti a una grande capacità di conservare i liquidi anche per parecchio tempo.
Coltivazione,la composta.
La coltivazione degli ariocarpus viene spesso descritta come difficile ,complicata ,rischiosa e tanto altro,ma rispettando determinate regole e avendo tanta pazienza vi assicuro che gli ariocarpus si dimostrano piante tutt'altro che lente o delicate,e vi ringrazieranno ogni anno con una copiosa fioritura e magari con qualche tubercolo nuovo.
iniziamo dalla composta da utilizzare per una corretta crescita delle nostre piante. Su questo argomento vi sono tantissime opinioni e spesso tutte giuste,infatti la composta va creata in base al clima de luogo di coltivazione o all'esposizione , sta quindi a voi il compito di trovare (spesso anche a costo di fermare la crescita di una pianta per un lungo lasso di tempo o peggio)la composta ideale per le vostre piante in base a dove vivete a quanto innaffiate ecc.....vediamo un po’ le principali tipologie di formule che si possono adottare per creare la composta,solitamente per gli ariocarpus si tende a privilegiare la parte minerale a discapito di quella organica,a tale scopo i materiali utilizzabili sono davvero tanti,vi sono tantissimi tipi di pomici vulcaniche,il lapillo(quest'ultimo e da evitare se troppo spigoloso,infatti l'enorme pressione del fittone esercitata sul substrato circostante può ferire lo stesso che rischia di cadere vittima di attacchi parassitari o funginii)vi sono poi anche varie tipologie di ghiaietto,questo può essere calcareo(preferibilmente),o siliceo,purchè non presenti spigoli appuntiti per i motivi sopra citati. Se si decidesse di adottare questi materiali si ricorda che possono essere usati singolarmente o misti fra loro ,la parte organica del terriccio deve essere costituita da terra di campo o terreno calcareo,l'importante e ricordare che la percentuale di organico nella composta non deve mai superare il 20% in piante giovani e il 10-15% in piante sub adulte e adulte. Vi e però un'altro metodo di coltivazione adottato da alcuni coltivatori(quello che a mio parere da i migliori risultati in assoluto),ovvero coltivare in marna pura,la marna è un terreno di origine sedimentaria completamente degradato allo stadio di polveri e particelle di varie granulometrie con materiale grossolano in mezzo,in Italia e rinvenibile lungo alcuni punti dell’appennino meridionale e in Sicilia nell'altopiano ibleo. la marna è composta a seconda della tipologia da diverse percentuali di calcare e argille,con una piccolissima parte umifera,questo terreno è ciò di più simile a quello che trovano gli ariocarpus in natura,infatti stesso tipo di rocce sono presenti nell'areale d'origine delle piante in questione. Piante coltivate in marna si presentano esteticamente più compatte e schiacciate(esattamente come le cugine selvatiche)più resistenti alle malattie e al freddo,in'oltre ho notato uno sviluppo del fittone nettamente superiore che non in piante coltivate con la classica composta per cactacee,unico accorgimento da adottare è l'accortezza nelle innaffiature,infatti la marna tende a compattare assumendo proprietà asfittiche,condizione che diviene letale per la pianta se il terreno rimane eccessivamente umidi per periodi prolungati di tempo,concludendo se decidete di coltivare in marna avrete piante forti compatte e simili a quelle che si trovano in natura,ma leggermente più lente nella crescita,se coltiverete nelle classiche composte avrete piante più “gonfie” con apparato radicale scarsamente sviluppato e dalla crescita più veloce,ovviamente questo è il mio parere basato sulla mia esperienza di coltivazione,potrebbe benissimo non avvenire in un luogo diverso.
Il vaso.
Come già detto in precedenza gli ariocarpus presentano un un’enorme apparato radicale,esso si accresce molto in profondità nel terreno,e per questo motivo che la scelta del contenitore di coltivazione va basata su vasi sviluppati abbondantemente in altezza piuttosto che in larghezza,per quanto concerne il materiale utilizzabile nella scelta dei vasi io mi limiterei a due tipi di materiali(esistono anche altre diavolerie )ovvero plastica e terracotta,elenco vantaggi e svantaggi dei due materiali.
La plastica e leggera,non crepa ,non si rompe dopo le cadute,mantiene più all’ungo l’umidità,offre uno scarso isolamento termico che può comportare la perdita di radici per ustioni o per congelamento.
La terracotta si crepa,è pesante,scarsa resistenza agli urti,si sfalda dopo un certo numero di anni,favorisce la traspirazione permettendo alla terra di asciugare prima,fa aderire a se le radici capillari delle piante che verranno irrimediabilmente danneggiate a ogni trapianto(per gli ariocarpus grossissimo svantaggio)e un buon isolante e non surriscalda le radici.
Io nonostante la scarsa capacità di traspirazione dei vasi di plastica opto per quest’ultimi,infatti consentono di risparmiare spazio,peso sui bancali di coltivazione e non danneggiano le radici ogni qualvolta bisogna svasare/rinvasare le piante. In ogni caso il tipo di scelta e assolutamente soggettiva,infatti la decisione deve essere presa in base alle proprie esigenze personali,come spazio frequenza di innaffiatura ecc
Innaffiature
Questo campo è proprio quello dove non si possono assolutamente dare consigli precisi,la frequenza e la quantità di acqua da somministrare alle nostre piante cambia in maniera impressionante da luogo a luogo,avvolte anche pochi centimetri sono per la stessa pianta due mondi diversi,quindi sta a voi capire le vostre piante e saper decifrarne le esigenze,in ogni caso ricordo che è meglio poca acqua(in caso di disidratazione una pianta può rinvigorire dopo poco tempo)che troppa(se la pianta marcisce non c'è più niente da fare)comunque ricordate di innaffiare abbondantemente d’estate e quasi mai d’inverno ,l’importante e dare alle piante uno stacco,ovvero ,un respiro,un sorso d’acqua,un respiro,un sorso d’acqua,e così via.
Clima.
Il clima insieme alla composta è forse la parte più importante nella coltivazione degli ario,e quindi necessario avere un po di fortuna e trovarsi in un luogo favorevole. Ricordo che queste piante provengono da deserti secchi caratterizzati da fortissime escursioni giorno notte ed inverno estate,qui da me vi è un microclima alpino ,quindi agli ariocarpus piace molto,infatti nella serra di giorno la temperatura sfiora i 40 gradi,e di sera scende fino a 15-22 a seconda del periodo,d’inverno invece arriva a un massimo diurno di 25 gradi,e a una minima di 3….quindi ricapitolando se vivete in quota e disponete di una serra cresceranno meglio,se vivete sul mare con escursioni termiche irrilevanti il ritmo di crescita sarà un pò più lento.
il rinvaso.
Questa operazione e forse l’unica cosa davvero difficile per quanto riguarda la coltivazione degli ariocarpus, infatti spesse volte le piante appena rinvasate non reagiscono per parecchi mesi se non addirittura per alcuni anni,nei casi più gravi avvolte si arriva persino alla perdita della pianta per disidratazione(il contrario avviene se diamo troppa acqua a una pianta che non “risponde”,non sarà in grado di assorvirla e morirà in breve tempo,dateli solo tanto tanto tempo )comunque l’errore che si commette più comunemente e quello di disturbare le radici della pianta,nel caso degli ariocarpus la rottura di un paio di minuscole radici(che alla maggiorparte delle piante non provaca neanche un minimo rallentamento nella crescita)negli ariocarpus è deletaria,(per questo come detto in precedenza preferisco i vasi diplastica,con il cotto la rottura dei capillari e inevitabile)comunque procedete nel rinvaso estraendo il pane di terra dal vaso intero ,al massimo aiutatevi con un pennellino e eliminate un po di terriccio vecchio,mi raccomando non esagerate(ovviamente in caso di piante ammalate o colpite da cocciniglia radicalica la pulizia totale delle radici è inevitabile)dopodichè procedete a porre la pianta nel nuovo vaso,quest’ultimo deve essere leggermente più grande del primo(ad esempio nel caso di vasi quadrati se la pianta era in un 10x10xh14 rinvasate in un 14x14xh18)diverso e invece se rinvasate in vasi di terracotta,in questo caso e meglio abbondare nelle dimesioni in modo da prolungare i tempi di asciugatura del terriccio, e ritardare il più possibile il prossimo rinvaso.Comunque evitate di rinvasare piante con età inferiore a 2-3 anni,diciamo che gli ariocarpus hanno una sorta di personalità,essi infatti possono reagire a un rinvaso in modo estremamente diverso da individua a individuo,un’ariocarpus non è mai uguale a un altro.
Esposizione e concimazione.
L’esposizione in pieno sole è sempre da preferire ,infatti piante coltivate in luoghi ad altissima insolazione sviluppano una pelle più spessa,forma più compatta ,colore più naturale,maggiore resistenza al freddo e ai parassiti,ricordate però di non mettere MAI in pieno sole una pianta appena acquistata/trapiantata/reduce di una malattia o attacco parassitario,o coltivata in ombra,infatti essa potrebbe scottarsi in modo irreparabile,abituate sempre con molta lentezza le vostre piante a una nuovo esposizione(nel caso di semenziali e giovanissimi mai spostare prima dei due anni,e meglio farli nascere già in luoghi abbastanza luminosi,diverrano interamente rossi in pochi giorni e cresceranno un po più lenti ma le perdite saranno minori)
per quanto concerne le concimazioni ,io consiglio di non effettuarle per i primi due anni dopo il rinvaso,poi somministrare una piccolissima quantità di concime ricco di potassio ,con microelementi....mai concimare con azoto,pena la perdita della pianta per cause indirette.