Messaggioda Stefano_A » mer ott 10, 2007 4:05 pm
a questo punto non posso far altro che RItagliare&incollare il mio post inerente l'importanza dei locality data, a prescindere quindi da qualsiasi validazione o legittimazione/riconoscimento tassonomico; ciò che ORA non viene ancora distinto probabilmente lo sarà un domani...Una cosa è la Natura, un'altra è l'interpretazione (umana) che se ne dà.
Storicamente, nei libri, articoli più o meno specialistici, vengono riportate in Madagascar 3 specie di boidi: Il boa di Dumeril (Acrantophis dumerili), il boa del Madagascar (Acrantophis madagascariensis) ed infine il cosiddetto boa arboricolo del Madagascar (Sanzinia madagascariensis). Quattro anni fa è uscito a firma di Vences e Glaw l’interessante articolo di filogenesi dal titolo: “Phylogeography, systematics and conservation status of boid snakes from Madagascar”. In questo i due erpetologi riportano che il valore numerico relativo la divergenza genetica tra le popolazioni di Sanzinia diffuse ad est e quelle dell’ovest/nord-ovest del Madagascar è circa il doppio di quello che invece intercorre tra le due specie del genere Acrantophis.
Detto in altri termini le popolazioni di Sanzinia relative tali due areali (le attuali Sanzinia madagascariensis madagascariensis “green” e Sanzinia madagascariensis volontany “mandarine/brown”) divergono tra loro per differenze genetiche numericamente quantificabili come praticamente doppie rispetto quelle che separerebbero due taxa ad oggi tassonomicamente riconosciuti quali specie a sé stanti (A.madagascariensis e A.dumerili).
A questo punto vien da sé non solo che il loro riconoscimento in ssp. distinte è meritatissimo, ma molto probabilmente è pressoché auspicabile addirittura l’ipotesi di una ulteriore distinzione a livello di specie (!).Alla luce di tale dato non stupisce quindi come l’analisi molecolare condotta su esemplari relativi i 3 taxa di biodi malgasci abbia distinto tre cladi principali: nel primo clade sarebbero rappresentate entrambe le specie del genere Acrantophis (praticamente più che due specie, a questo punto, due sottospecie della medesima specie!), nel secondo le Sanzinia appartenenti alle popolazioni diffuse nell’areale ovest/nord-ovest, ed infine nel terzo clade le Sanzinia appartenenti alle popolazioni orientali.
A livello prettamente erpetoculturale la traduzione pratica di tali moderne tendenze filogenetiche trova, secondo il mio modesto punto di vista, un razionale nella perseveranza con la quale ci si adopera su di un versante “locality” proprio a fronte della possibilità di produrre “inconsapevoli” ibridazioni e relative problematiche che da essa derivano (leggi contaminazione dei pool genici ossia sterilità legata all’incompatibilità – non reciprocità – genetica). Francamente non ricordo neppure io quante volte l’ho già scritto e ripetuto nei diversi post sull’argomento, ma le moderne analisi filogenetiche stanno legittimando “a furor di prove empiriche” la saggezza nell’osservanza e rispetto delle “forme locali” di taxa polimorfici (e spesso politipici) ad estesa distribuzione geografica.
Questo, ricordiamo, per sancire l'importanza di mantenere e perseguire in cattività una purezza di lignaggio delle tartarughe che alleviamo... Tra l'altro ricordo un'intervista apparsa nei primi '90 sull'ormai defunto "Vivarium" in cui lo stesso Ross Marzec (Direttore dell'IHR - Institute for Herpetological Research di Stanford in California) teorizzava l'importanza di stabilizzare in cattività (prima che fosse TROPPO tardi) "self-sustaining colony" di taxa che da lì a qualche anno sarebbero andati certamente persi per sempre in natura (per qualsiasi motivo). Di esempi ne ho moltissimi e menzionerò di sfuggita solo quello delle iguane Cyclura nubila caymanensis: dopo anni di soldi e tempo spesi nel ricreare un gruppo riproduttivo in alcuni zoo aderenti ad un programma riproduttivo finalizzato alla reintroduzione in zone protette, si è scoperto con nuove tecniche genetiche che si stava creando una colonia di ibridi tra due ssp. affini (caymenensis x la nominale)... Ergo: distruzione ed inutilizzazione dell'intero stock faticosamente (ri)prodotto...