articolo stampa : sequestro carapax
Inviato: mar mar 24, 2009 7:40 pm
CIAO A TUTTI,
QUESTO E' ARTICOLO CHE SI TROVA SULLA RASSEGNA STAMPA DEL PORTALE DELLA PROVINCIA DI GROSSETO: APPARSO SUL TIRRENO .
RITA
Web http://www.provincia.grosseto.it e-mail urp@provincia.grosseto.it 2009-03-24ALTRO
Sequestro giudiziario per il Carapax Sciolta la riserva: i trentatré ettari tornano alla Comunità Montana
#Non sarà facile però sgomberare i tanti animali pericolosi
MASSA MARITTIMA. Sequestro giudiziario per il Carapax. A disporre l’ordinanza è stata il giudice del tribunale di Grosseto Giulia Conte che, dopo l’ultima udienza del 19 marzo, nel contenzioso che oppone Rana a Comunità montana, ieri ha sciolto la riserva e deciso per il sequestro giudiziario degli immobili occupati dal Centro Carapax.
Una data decisiva, quella di ieri. Il tribunale ha infatti accolto la richiesta dell’ente montano, che reclama quei terreni e fabbricati da 10 anni, cioè da quando era stata scissa la convenzione con Rana. Il giudice ha nominato custode degli immobili il presidente della Comunità Montana Colline metallifere, Giancarlo Zago, e fissato la data del giudizio per il 12 gennaio 2010. L’ordinanza verrà eseguita, probabilmente, già nei prossimi giorni e quindi gli immobili saranno liberati.
Nell’ordinanza il giudice si è espresso sia riguardo alla convenzione (che stipulata a settembre ’89 tra Cm e Rana, fu risolta con lodo arbitrale esecutivo dal marzo 1999 per inadempimenti di Rana), sia riguardo al progetto portato avanti dal Centro Carapax. Nel corso dell’istruttoria, infatti, era emerso come al centro fossero presenti “soggetti non legittimati” (i coniugi Donato Ballasina e la moglie Vandeepitte Veerle, ora «formalmente Atena onlus») che introducevano animali pericolosi e per i quali non c’era autorizzazione prefettizia. Tra questi le tartarughe azzannatrici e altri animali esotici e protetti, ai quali - si legge nell’ordinanza - manca la documentazione attestante la legale importazione (su questo è in piedi un procedimento penale). Parliamo di caimani, varani, tartarughe azzannatrici e alligatori provenienti da Canada, sud America e Australia, specie esotiche aggressive scoperte e sequestrate dalla Forestale. Un aspetto delicatissimo - questo - col quale si dovrà fare i conti in questi giorni, e che lascia aperto un interrogativo riguardo alle modalità e alla “logistica” dello sgombero. E’ per questo che, d’accordo con la Regione, la Comunità montana ha in corso contatti con le Università toscane, in particolare con Pisa, per individuare modi corretti e “scientifici” per liberare l’area e gestire il problema delle varie specie ospitate.
La storia del contenzioso risale a una ventina di anni fa. Gli immobili, su 33 ettari, sono di proprietà della Regione e gestiti dalla Comunità montana, che nel 1989 stipulò la convenzione con la Fondazione Rana international Belgium, per mettere a disposizione di quest’ultima terreni ed edifici rurali appartenenti al patrimonio indisponibile della Regione. Da parte sua Rana si impegnava a usare quegli immobili per 35 anni - fino al 2024 - per svolgere attività di ricerca scientifica sulle tartarughe. Al contempo, Rana si assumeva una serie di obblighi relativi all’uso di quei beni. Nel ’96 la Comunità, «dopo aver contestato e accertato - come ha spiegato - varie inadempienze da Fondazione Rana negli obblighi assunti», promosse un arbitrato previsto da un articolo del contratto, e chiese al collegio arbitrale di dichiarare la risoluzione della convenzione, «per le gravi inadempienze di Rana». Nel dicembre ’98, il collegio arbitrale accertò le inadempienze da parte di Rana.
Accolse la richiesta della Comunità e annullò la convenzione sottoscritta nell ’89. Il “lodo” (cioè la decisione assunta da arbitri) fu dichiarato esecutivo dal Pretore di Grosseto il 29 marzo ’99. Una data decisiva, secondo la legge. Da quel giorno, Rana doveva abbandonare gli immobili, ma ha continuato a starvi finora.
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QUESTO E' ARTICOLO CHE SI TROVA SULLA RASSEGNA STAMPA DEL PORTALE DELLA PROVINCIA DI GROSSETO: APPARSO SUL TIRRENO .
RITA
Web http://www.provincia.grosseto.it e-mail urp@provincia.grosseto.it 2009-03-24ALTRO
Sequestro giudiziario per il Carapax Sciolta la riserva: i trentatré ettari tornano alla Comunità Montana
#Non sarà facile però sgomberare i tanti animali pericolosi
MASSA MARITTIMA. Sequestro giudiziario per il Carapax. A disporre l’ordinanza è stata il giudice del tribunale di Grosseto Giulia Conte che, dopo l’ultima udienza del 19 marzo, nel contenzioso che oppone Rana a Comunità montana, ieri ha sciolto la riserva e deciso per il sequestro giudiziario degli immobili occupati dal Centro Carapax.
Una data decisiva, quella di ieri. Il tribunale ha infatti accolto la richiesta dell’ente montano, che reclama quei terreni e fabbricati da 10 anni, cioè da quando era stata scissa la convenzione con Rana. Il giudice ha nominato custode degli immobili il presidente della Comunità Montana Colline metallifere, Giancarlo Zago, e fissato la data del giudizio per il 12 gennaio 2010. L’ordinanza verrà eseguita, probabilmente, già nei prossimi giorni e quindi gli immobili saranno liberati.
Nell’ordinanza il giudice si è espresso sia riguardo alla convenzione (che stipulata a settembre ’89 tra Cm e Rana, fu risolta con lodo arbitrale esecutivo dal marzo 1999 per inadempimenti di Rana), sia riguardo al progetto portato avanti dal Centro Carapax. Nel corso dell’istruttoria, infatti, era emerso come al centro fossero presenti “soggetti non legittimati” (i coniugi Donato Ballasina e la moglie Vandeepitte Veerle, ora «formalmente Atena onlus») che introducevano animali pericolosi e per i quali non c’era autorizzazione prefettizia. Tra questi le tartarughe azzannatrici e altri animali esotici e protetti, ai quali - si legge nell’ordinanza - manca la documentazione attestante la legale importazione (su questo è in piedi un procedimento penale). Parliamo di caimani, varani, tartarughe azzannatrici e alligatori provenienti da Canada, sud America e Australia, specie esotiche aggressive scoperte e sequestrate dalla Forestale. Un aspetto delicatissimo - questo - col quale si dovrà fare i conti in questi giorni, e che lascia aperto un interrogativo riguardo alle modalità e alla “logistica” dello sgombero. E’ per questo che, d’accordo con la Regione, la Comunità montana ha in corso contatti con le Università toscane, in particolare con Pisa, per individuare modi corretti e “scientifici” per liberare l’area e gestire il problema delle varie specie ospitate.
La storia del contenzioso risale a una ventina di anni fa. Gli immobili, su 33 ettari, sono di proprietà della Regione e gestiti dalla Comunità montana, che nel 1989 stipulò la convenzione con la Fondazione Rana international Belgium, per mettere a disposizione di quest’ultima terreni ed edifici rurali appartenenti al patrimonio indisponibile della Regione. Da parte sua Rana si impegnava a usare quegli immobili per 35 anni - fino al 2024 - per svolgere attività di ricerca scientifica sulle tartarughe. Al contempo, Rana si assumeva una serie di obblighi relativi all’uso di quei beni. Nel ’96 la Comunità, «dopo aver contestato e accertato - come ha spiegato - varie inadempienze da Fondazione Rana negli obblighi assunti», promosse un arbitrato previsto da un articolo del contratto, e chiese al collegio arbitrale di dichiarare la risoluzione della convenzione, «per le gravi inadempienze di Rana». Nel dicembre ’98, il collegio arbitrale accertò le inadempienze da parte di Rana.
Accolse la richiesta della Comunità e annullò la convenzione sottoscritta nell ’89. Il “lodo” (cioè la decisione assunta da arbitri) fu dichiarato esecutivo dal Pretore di Grosseto il 29 marzo ’99. Una data decisiva, secondo la legge. Da quel giorno, Rana doveva abbandonare gli immobili, ma ha continuato a starvi finora.
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