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Messaggio inserito da platysternon
è quello che è successo con le marginate sarde?Dal discorso che fai se si prelevassero esemplari in natura e venissero reimmessi i loro piccoli si rischierebbe di andare a creare un nuovo ceppo con le caratteristiche degli esemplari prelevati.Basterebbe fare dei prelievi ciclici di esemplari selvatici che andranno a sostituire quelli precedentemente liberati che torneranno alla libertà.Un lavoraccio che nessuno farà probabilmente quindi è quasi inutile star lì a separare i vari ceppi. Certo è che se ci fossero molti allevatori che allevan in purezza i vari ceppi si avrebbe a disposizione un ampio corredo cromosomico da mescolare tramite immissioni in natura o scambi
Faccio qualche esempio
POniamo che da una popolazione naturale in cui ci sono un 10% di esemplari con un eccesso di pigmentazione nera vengano prelvati 4-5 esemplari per la riproduzione, tra i quali figurano per puro caso due di questi esemplari scuri. Nella nuova popolazione riproduttiva, la distribuzione del carattere "colorazione scura" non è più il 10%, bensì qualcosa vicino al 50%.
Il carattere si diffonde quindi tra i nuovi nati ad un ritmo maggiore di quello che ci saremmo aspettati all'interno della popolazione naturale (se questa potesse ancora riprodursi spontaneamente, cosa che non succede quasi più: è infatti quanto giustifica la necessità delle reintroduzioni), e siccome questi nati in cattività sono gli unici nuovi nati della popolazione, succede che nel giro di qualche anno, la popolazione cambia "fisionomia".
Altra ipotesi: gli esemplari prelevati sono tutti normali, ma tre di essi sono portatori sani del carattere "pigmentazione scura". Portatori sani significa che hanno il gene ma non lo esprimono, ma possono trasmetterlo. Anche qui, avremo una distribuzione del carattere nei nuovi nati che non rispecchia le caratteristiche originarie della popolazione naturale.
Ora ipotizziamo che all'interno della popolazione ci siano degli alleli (geni) rari che rendono i soggetti che li esprimono particolarmente vulnerabili a certe malattie. Per puro caso, vengono scelti per la riproduzione due soggetti su 5 che sono portatori di questi alleli, che quindi nella nostra nuova popolazione riproduttiva non possono più essere definiti "rari", bensì "comuni". Gli esemplari erano sani quando catturati, perchè si tratta di una *predisposizione*, cioè significa che in certe condizioni ambientali la malattia si può sviluppare. Si crea così involontariamente un ceppo di soggetti sensibili ad una malattia, e questa sensibilità caratterizzerà la popolazione una volta introdotti gli esemplari in natura.
Questi sono solo alcuni dei problemi legati alle reintroduzioni, QUANDO SI SOSTITUISCE IN TOTO LA RIPRODUZIONE IN CONDIZIONI CONTROLLATE ALLA RIPRODUZIONE IN NATURA.
Naturalmente altri problemi sono l'elevata densità dei soggetti nei recinti, che li rende più esposti alla trasmissione di malattie etc.
Un anno o due fa, in un'intervista ad un noto centro di riproduzione di testuggini, i responsabili dichiararono che c'era stata un elevato tasso di mortalità di testudo hermanni dovuto alle condizioni ambientali non molto stabili, tipo una primavera particolarmente piovosa. A me sembra una cazz**a. Il centro sorge su una collina dove ci sono sempre state testuggini libere, quindi si tratta di animali perfettamente adattati al clima di quelle zone. Mi pare davvero improbabile che naturali variazioni e fluttuazioni climatiche possano uccidere così facilmente animali che da millenni popolano certi habitat, e invece più verosimile che le morti siano dovute alle variazioni imposte su quell'habitat dall'uomo, per esempio l'anormale concentrazione di animali in spazi ridotti, che facilita enormemente la diffusione di una ipotetica malattia che in condizioni più naturali sarebbe rimasto solo un "caso isolato".