Come tutti i rettili, le tartarughe sono animali pecilotermi o ectotermi, la cui temperatura
interna, cioè, è strettamente legata a quell’esterna. L'omeostasi termica, in altre parole
l'equilibrio di temperatura tra il corpo e l'ambiente circostante, è raggiunta con meccanismi
essenzialmente comportamentali: l'ipotalamo dei rettili, infatti, registra le variazioni di
temperatura del sangue (determinate dalle variazioni esterne) e stimola l'organismo ad
attuare quei movimenti necessari a ripristinare nuovamente l'equilibrio. Ad esempio,
quando la temperatura si abbassa eccessivamente, la tartaruga fa in modo di esporsi ai
caldi raggi del sole per un certo periodo; viceversa, se fa troppo caldo l'animale corre ai
ripari rifugiandosi all'ombra, in acqua o comunque in luoghi più freschi. Naturalmente tutto
ciò avviene entro un intervallo termico ben determinato, variabile da specie a specie, oltre
il quale la tartaruga difficilmente sopravvive a lungo; la temperatura massima critica della
maggior parte delle specie si aggira intorno ai 40° C, ciò vuol dire che le tartarughe
possono vivere in ambienti in cui tale valore sia superato in certi periodi solo se hanno la
possibilità di rifugiarsi in microambienti in cui faccia più fresco. Quando i periodi di caldo (e
di siccità) o di freddo eccessivo si prolungano fino a identificarsi in vere e proprie stagioni,
le tartarughe risolvono il problema estivando o ibernando secondo i casi; sia l'estivazione
sia l'ibernazione, di solito trascorse in buche scavate nella terra o nel fango, comportano
un sensibile rallentamento dell'attività metabolica della tartaruga: basti pensare che certe
specie acquatiche si mantengono in vita durante l'ibernazione respirando attraverso la
pelle.
tratto da
http://magistrale.ti-edu.ch/iper01-02/i ... tarughe%22
scusate per il post un pò lungo