simon@ ha scritto: Mi chiedo:
dopo quanto un chip mal messo può fare infezione
Dipende dalla carica batterica introdotta, dalle difese immunitarie del soggetto e da dove viene mantenuto il soggetto dopo l'inserimento del chip
simon@ ha scritto: Mi chiedo:
dopo quanto un chip mal messo può fare infezione
Ale82 ha scritto:Ciao a tutti.
Io non sono un esperto, comunque ci tenevo a dire una cosa: è ORRIBILE dover inserire un microchip nel corpo di unessere vivente...
Il voler per forza "marchiare" gli animali, è deplorevole: tutti noi (persone, piante e animali) siamo nati liberi su questo pianeta e tali dovremmo rimanere.
Dove arriveremo di questo passo? A marchiare a fuoco i nostri figli?
Oddio, mi sento male solo a pensarci: posso capire, ma solo fino a un certo punto, il marchiare gli animali d'allevamento, quelli che arrivano sulle nostre tavole, ma porca miseria, la tartaruga è un animale di compagnia...
E' una vergogna!
Non permettero' mai che il mio Lillo subisca una tortura del genere!
chettolo ha scritto:
Rischiamo di andare Off Topic addentrandoci in una lunga diatriba etico/filosofica e probabilmente senza uscita.. ma alcune considerazioni vanno fatte: L'inserimento di un microchip è una pratica poco invasiva che non comporta, se operata correttamente, alcun effetto collaterale all'animale, che a fronte di questo micro trauma consente tutta una serie di vantaggi utili alla tutela della stessa specie e dell'animale, certificandone origine, caratteristiche, tracciabilità, etc. che a livello scientifico e medico comportano indubbiamente grande utilità. Oltre che permetterne la detenzione legale (poichè parliamo di esemplari comunque nati in cattività, al di fuori dell'ambiente naturale). Questa tortura sarà necessaria per detenere legalmente l'animale, temo.
Sarebbe come rinnegare il progresso scientifico negando il trapianto di organi, l'impianto di protesi, le trasfusioni, gli esperiment scientifici, etc. Nessuno sta parlando di marchiare a fuoco i nostri figli... (del resto c'è già l'anagrafe tributaria che provvede ad assegnare a ciascun nato un numero di codice fiscale, eppure nessuno la considera una tortura, bensì un elemento indispensabile dell'evoluzione della società civile).
Detto questo, e scusate la divagazione, secondo me in tutta questa storia c'è qualche vuoto incolmabile nella comunicazione fra proprietario e veterinario, per cui salvo l'intervento chiarificatore di Maddy circa il caso generale, non potremo stabilire qualcosa di certo ma soltanto esprimerci in congetture.
Ale82 ha scritto:Oddio, mi sento male solo a pensarci: posso capire, ma solo fino a un certo punto, il marchiare gli animali d'allevamento, quelli che arrivano sulle nostre tavole, ma porca miseria, la tartaruga è un animale di compagnia...
E' una vergogna!
2 giorni fa lo portata nel negozio dove l'avevo acquistata e me l' hanno sosituita io mi ero affezzionato molto e quindi hodetto se la potevo ricomprare di meno ma loro mi hanno detto che la portavano dall' allevatore e se la curava lui.
Luca-VE ha scritto:
Concedetemi un OT, la tartaruga non e' un animale da compagnia!
Luca-VE ha scritto:Non intendevo quello![]()
Maddy ha scritto:
preferisco non entrare in merito a questo discorso pero' sono rimasta perplessa dal discorso che l'applicazione dei chip ávrebbe utilita' in campo medico. Ti speghi meglio? IO non vedo questa utilita'. Mi sfugge qualcosa?
chettolo ha scritto:Inteso nel senso più ampio del termine, il marcaggio di un esemplare, consentendone l'immediata rintracciabilità ed identificazione, ritengo possa di gran lunga facilitare la compilazione di studi statistici in campo medico, ripeto nel senso più ampio del termine che si può concedere. Sarebbe stato in effetti più appropriato parlare di utilità in ambito statistico e scientifico. Tuttavia, pur essendomi espresso in termini non correttamente appropriati, persisto nel sostenere la validità dell'affermazione.
Vero è che il discorso relativo al marcaggio di esemplari per quanto concerne lo studio per esempio di abitudini alimentari, comportamentali, etc. sarebbe principalmente valido per animali allo stato di libertà, magari in ampie aree per stabilirne in ipotesi modelli migratori (non mi riferisco, ovviamente, nello specifico alle tartarughe, bensì in senso generale). In sostanza l'applicazione di microchip può trovare indirettamente riscontro anche in campo medico.
Essendo ospite di un forum del quale non conosco direttamente gli interlocutori ho ritenuto ragionevole esprimermi utilizzando un "lessico familiare"; chiedo scusa se ho destato scalpore nella comunità scientifica! D'altro canto, non me ne voglia nessuno, visto il livello di scrittura di alcuni utenti mi sembra perlomeno di non aver causato danni alla grammatica italiana, se poi ho buttato al vento una cialtroneria, penso che questa possa tranquillamente aggiungersi alla lunga serie di scioccheze cui la rete ci ha abituato a digerire.
Ale82 ha scritto:Ok, vada per la ricerca scientifica e tutto i resto, ma credo ch non serva un chip per preservare la specie e "tenerla sottocontrollo"!!!!
Raga', guardate che le tartarughe, come tanti altri animali, sono arrivate nel 2009 come noi, senza che gli fosse stato impiantato niente del genere fino ad ora...
E' semplicemente la natura che fa il suo corso.
Comunque non voglio fare la morale a nessuno, come detto non sono tanto esperto nel campo.
Grazie a Maddy per l'appoggio nella discussione sul fatto che la tartaruga è diventata ormai un animale da compagnia.
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