IL TIRRENORassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto a cura dell'URP
Web www.provincia.grosseto.it e-mail urp@provincia.grosseto.it 2010-04-11ALTRO
«Sfratto esecutivo per il Carapax» Depositata la sentenza civile: la struttura deve tornare alla Regione #
Gli animali saranno presi in consegna dall’università di Pisa
GROSSETO. Il giudice ha deciso: il Carapax se ne deve andare. Termina così, in tribunale a Grosseto, il processo civile promosso poco più di un anno fa dalla Comunità montana delle Colline metallifere contro Rana international Belgium, società che a Massa Marittima ha gestito il «progetto scientifico Carapax di salvaguardia delle tartarughe».
Una data decisiva, quella di venerdì, visto che il giudice Giulia Conte, con sentenza depositata venerdì, ha giudicato definitivamente fondata la richiesta di rilascio del fondo avanzata dalla Comunità Montana, respingendo le eccezioni sollevate da Rana e stabilendo che quest’ultima (rappresentata dai coniugi Donato Ballasina e Veerle Vandepitte) «debba abbandonare gli immobili Venelle e Bonsecchino».
Sue anche le spese del giudizio: 14mila euro tra perizie, onorari e il compenso del custode giudiziario del Corpo forestale dello Stato, servizio Cites di Roma. La Comunità montana era assistita dall’avvocato Luciano Giorgi; Rana internation Belgium dall’avvocato Roberto Fivizzani.
Una conclusione celere, sul piano della giustizia, visto che il processo era iniziato nel gennaio 2009. Ben più lungo, invece, il periodo di dissapori che per anni sono rimasti contenuti in maniera “bonaria”.
Solo nel 2009 l’Ente montano ha deciso di passare alle vie legali portando di fronte al giudice civile i soggetti che da nove anni occupavano «abusivamente» gli immobili nel territorio di Massa Marittima: Rana internation (sede in Belgio) e Atena onlus, rappresentate da Donato Ballasina e Vandepitte Veerle.
I precedenti della controversia risalgono al 1989. Con una convenzione l’ente montano metteva a disposizione della società belga terreni ed edifici rurali appartenenti al patrimonio indisponibile della Regione, mentre Rana si impegnava a usare quegli immobili fino al 2024, per svolgere la propria attività e la ricerca scientifica e didattica, con una serie di obblighi relativi all’uso di quei beni.
Nel’96 però la Comunità montana, dopo aver contestato inadempienze da Fondazione Rana negli obblighi assunti, promosse un arbitrato per accertare l’inadempimento di Rana International Belgium alle obbligazioni assunte da quel contratto. Con lodo arbitrale dichiarato esecutivo dal’99, fu stabilito che Rana dovesse abbandonare gli immobili. Ma così non è stato. Il progetto Carapax e i suoi titolari, infatti, hanno continuato per undici anni a occupare gli immobili, nonostante la decisione arbitrale dicesse tutt’altro.
Venerdì il giudice Conte - esaminati la convenzione e la sua risoluzione arbitrale - ha quindi pronunciato la sentenza, ovvero «l’occupazione senza titolo degli immobili». La comunità montana si è già attivata per assicurare un’adeguata tutela ambientale agli animali, attraverso la convenzione stipulata con l’Università di Pisa. In questi anni, su un binario parallelo a quello civile, si è tenuto anche il procedimento penale in tribunale a Grosseto, che ha condannato i coniugi Ballasina per una serie di violazioni sulla tutela degli animali. Adesso la sentenza che obbliga la società dei coniugi Balassina ad abbandonare la struttura che in questo modo dovrebbe tornare nelle mani della Regione che poi dovrebbe darlo alla Comunità montana.
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